Mentre raccoglievo i materiali per Fantaecofiaba, uno dei primi audiovisivi che ho realizzato sul tema delle raccolte differenziate, mi imbattei nella ristampa di un volume della seconda metà del '700 "I mestieri che vanno per via nella città di Venezia" dove l'autore, Gaetano Zompini, ad ogni mestiere dedicava un disegno - un'incisione su rame - e una terzina. Alcuni di questi mestieri avevano a che fare con quello che oggi chiamiamo riciclo: c'era quello che girava per le strade a comperare stracci e ferro vecchio, quello che vendeva oggetti di vetro prendendo però anche in cambio vetri rotti da rifondere, ma quello che più mi interessa, per il discorso che voglio fare qui, era un tizio con una grossa cesta e una pala che si appresta a salire su un gondolino e la cui terzina dice:
A ingrasar orti, e vigne schena, e brazzi
Me sporco e stracco, e porto via scoazze:
E sta nette par mi case, e palazzi.
(per chi non ha dimestichezza col veneziano, le scoazze sono la spazzatura)
Il nostro uomo, quindi, veniva pagato dagli agricoltori perché portasse loro la materia prima per concimare vigne e orti, e, come conseguenza, liberava le abitazioni dalla spazzatura.
Del resto, come ho scoperto recentemente nel blog di Federico Valerio, appena qualche anno più tardi Goethe descrive ammirato un'analoga raccolta dell'"umido".... a Napoli.
Ma perché questo ciclo virtuoso che riportava nelle campagne i resti della materia organica che veniva consumata nelle città si interruppe ?
Il motivo principale fu molto probabilmente l'introduzione dei concimi industriali nel corso del 1800: farine d'ossa provenienti dai grandi macelli cittadini, nitrato dalle miniere del Cile; in seguito alla prima guerra mondiale vi fu una grande offerta di Nitrato Ammonico (dall'industria degli esplosivi) e di Scorie Thomas (dall'industria siderurgica), che aprirono la strada agli attuali processi di sintesi chimica.
Ciò di cui i contadini e gli agronomi non si resero conto è che l'uso dei concimi sintetici, assieme alla pratica delle arature profonde, provoca progressivamente una drastica riduzione della quantità di sostanza organica presente nel suolo - il famoso humus - con un conseguente netto peggioramento delle proprietà strutturali del terreno, in particolare la capacità di trattenere l'umidità e conseguentemente gli stessi fertilizzanti sintetici che vengono portati via dall'acqua invece che rimanere a disposizione delle piante.
Ora che molti terreni sono al limite della desertificazione il mondo agricolo sembra aver preso coscienza di questo problema, e la domanda di sostanza organica da aggiungere al terreno è in costante aumento.
Ci troviamo quindi in questa assurda situazione per cui i cittadini campani producono 2000 tonnellate al giorno di rifiuti organici che rendono inutilizzabili gli altri materiali con cui sono miscelati mentre gli agricoltori campani importano da fuori regione la sostanza organica di cui hanno bisogno per ripristinare la fertilità dei terreni.
Non bisogna poi dimenticare che aggiungere sostanza organica al terreno vuol dire sottrarre anidride carbonica all'atmosfera, cosa che rappresenta un valido contributo alla riduzione dell'effetto serra.
E' chiaro quindi che raccogliere separatamente la frazione organica e destinarla alla produzione di compost per le colture agricole è una soluzione di gran lunga più razionale che non incenerirla o sotterrarla in una discarica. Un breve video che spiega i principi del compostaggio si può trovare qui:
Il punto più delicato di questo processo è la raccolta del materiale organico, che non deve in alcun modo essere contaminato da elementi inquinanti o che comunque disturbano il processo di compostaggio, come ad esempio pile o pellicole di plastica.
Si è visto in genere che, più grande è la città, peggiore è la qualità del materiale raccolto.
Una modalità che a mio avviso può dare più garanzie è la raccolta condomino per condominio effettuata con contenitori marcati che arrivano fino al sito di compostaggio.
Possiamo descriverla cosi: ogni due o tre giorni un signore con un furgoncino ritira il bidone (identificato da un codice a barre e dal nome del condomino) e lascia giù un analogo bidoncino vuoto. I bidoni arrivano al sito di compostaggio (sia esso un impianto o un'azienda agricola) che li svuota e che, conoscendo la provenienza di ognuno, può far avere indicazioni opportune al condominio che abbia inviato materiali non idonei.
E' evidente che se il sito di compostaggio è molto lontano il trasporto diventa molto oneroso. In questo caso si potrebbero realizzare dei piccoli siti di trasferenza "di quartiere" dove effettuare la verifica del materiale prima di inviarlo a destinazione e dove tenere i bidoni per il cambio.
venerdì 8 febbraio 2008
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