Come altre centinaia di padovani mi sono impegnato in questi ultimi mesi in un progetto politico caratterizzato negli obiettivi e nei metodi da un forte richiamo alla democrazia partecipata. Ci interessa avere una città più verde, molto meno inquinata, più accogliente, più attiva culturalmente, che combatta efficacemente il disagio, una sanità e trasporti pubblici efficienti... e tutto questo genere di cose, e vogliamo realizzare tutto questo attraverso processi partecipativi.
Voglio cercare di chiarire qui perché questo punto è per me fondamentale, anche per capire quanto i miei compagni di avventura condividano queste motivazioni.
Parto da lontano: non c'è dubbio che l'elevata capacità di collaborazione (operare in maniera coordinata per un obiettivo comune) è stata la causa del successo evolutivo della nostra specie. Tutti i mammiferi, chi più, chi meno, sono in grado di collaborare ( basta pensare ai castori che lavorano assieme per costruire i loro complessi sistemi abitativi, o alle strategie di caccia collettiva dei canidi ), ma solo noi, grazie al linguaggio verbale, siamo in grado di coordinare gli sforzi di migliaia di persone per costruire dolmen, piramidi, ponti, cattedrali, transatlantici, stazioni spaziali.
E' anche evidente che le forme della collaborazione hanno subito nel corso dei secoli una loro evoluzione: senza pretendere di entrare in dettagli che penso nessuno conosca con certezza, è certo che l'umanità ha sperimentato una grande varietà di forme di coordinamento del lavoro, da quelle sostanzialmente egualitarie ( decidiamo assieme cosa fare e lo facciamo) a quelle rigidamente gerarchiche. Se consideriamo la nostra storia "locale" vediamo che in 2000 anni siamo passati da un'organizzazione di tipo schiavista e poi feudale ( se non fate quello che dico io vi frusto e in caso vi ammazzo) ad una di tipo capitalistico (vi do il denaro per poter vivere e in cambio fate quello che dico io )
Ci troviamo quindi ancora in una fase in cui le finalità della collaborazione non sono decise da chi opera ma da una ristretta minoranza che, alla fin fine, agisce sulla base di un unico criterio: ciò che ricavo dalla vendita di ciò che è stato prodotto dei lavoratori deve essere maggiore del capitale investito.
Negli ultimi decenni la nostra capacità di modificare il mondo è divenuta così grande che le conseguenze
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